Da mercoledì 18 Marzo è attivo il servizio di supporto psicologico telefonico rivolto a tutti i residenti dell’ambito territoriale di Suzzara, Pegognaga, Motteggiana, Gonzaga, San Benedetto Po e Moglia.
E’ possibile contattare la psicologa Dott.ssa Ilaria Panarelli al numero nei seguenti giorni:
- lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 10.00 alle ore 12.00
- martedì e giovedì dalle ore 16.00 alle ore 18.00
Quali sono le problematiche psicologiche che segnalano i pazienti in questo periodo di emergenza e quarantena?
«Questo periodo è segnato da grande incertezza e imprevedibilità; è forte la sensazione che la situazione possa cambiare da un momento all’altro, e il cambiamento è percepito nella sua accezione negativa. Diviene quasi impossibile fare programmi, anche giornalieri, e questo fa aumentare la sensazione di fragilità e precarietà. Tutto questo stimola emozioni molto forti, come il senso di impotenza, di vulnerabilità, di non essere sufficientemente protetti, che però abbiamo il compito prima di tutto di riconoscere e accettare per non esserne travolti».
Come vivono gli anziani questo momento di emergenza, ma anche di estrema solitudine, e come è possibile aiutarli?
«Gli anziani stanno vivendo una situazione molto complessa, il senso di solitudine e la paura dell’abbandono sono le emozioni più forti; temono di essere lasciati soli ad affrontare questo momento così incerto e imprevedibile. Tutto questo accompagna inevitabili pensieri legati alla morte, tipici di quella fascia d’età, ma che ora diventano più forti e pressanti. Adesso loro hanno bisogno di compagnia, di parlare con qualcuno, per farli sentire importanti e nei pensieri delle altre persone. È fondamentale, però, trattare con loro argomenti positivi, non legati agli aspetti negativi del virus (ad esempio il numero crescente dei contagiati, delle vittime, e così via) ma temi legati alla loro routine o agli hobby che possono ancora coltivare, e accompagnarli a tenere comportamenti corretti per la loro salute».
Come gestire bambini e adolescenti in questo periodo di “reclusione” forzata?
«Con la chiusura delle scuole, i bambini e i ragazzi sono stati i primi a “subire” gli effetti indiretti del virus, ma per fortuna soprattutto i bambini hanno una grande capacità di adattamento alle situazioni e, rispetto agli anziani, sono maggiormente in grado di trovare aspetti positivi di questa reclusione forzata. È importante spiegare ai bambini questa nuova situazione, utilizzando parole semplici (adatte alla loro età) e chiare, senza bugie o giri di parole. Non è utile fare discorsi lunghi come se fossero lezioni, per loro è più efficace sentire che i genitori possono essere sì preoccupati per la situazione, ma sereni e consapevoli nell’affrontarla nel migliore dei modi.
Soprattutto con i bambini è utile costruire una nuova routine, dove le attività e i tempi sono scanditi bene, un po’ come erano le giornate scolastiche dove la mattina si frequentava la scuola e il pomeriggio era dedicato allo sport, alle lezioni di musica o al gioco. Per gli adolescenti si tratta di una sfida, gli si chiede di essere ancora più responsabili del solito. Loro sono molto bravi a utilizzare tutto ciò che è tecnologico e i social, a volte tanto stigmatizzati, possono diventare utili per creare nuove reti e trovare un senso a questo momento attraverso la condivisione di foto e attività vissute a casa».
Come è possibile supportare chi già soffre di altre patologie, come ansia o attacchi di panico?
«In questo periodo, chi soffre di patologie come ansia e attacchi di panico è sicuramente più fragile e vulnerabile, percependo la situazione esterna come più minacciosa e incontrollabile. E’ importante che i famigliari siano consapevoli che i momenti di ansia possano essere più intensi e si preparino ad accogliere il loro caro con empatia. Frasi del tipo “calmati” oppure “non aver paura”, “non c’è niente da temere” non solo non sono utili a migliorare la situazione ma fanno sentire la persona che le riceve poco compresa. Risulta molto più efficace aiutarla a rilassarsi, rallentandone il respiro (spesso le persone che soffrono di queste patologie conoscono già tecniche di rilassamento) e successivamente proporle di svolgere attività concrete e materiali che la tengano occupata. E’ molto importante, e questo vale per tutti, svolgere attività tangibili, che diano proprio la sensazione di aver costruito o creato qualcosa che prima non c’era (ad esempio cucinare, dipingere un quadro, costruire oggetti)».
Fonte: oltrepomantovanonews.it